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il gonfaloniere che si era rimesso ad arbitrio del caso e della fortuna, non era provisione né resistenza alcuna, e andati alla camera sua, lo minacciorono di torgli la vita se non si partiva del palazzo, dandogli in tale caso la fede di salvarlo. Alla qual cosa cedendo egli, ed essendo a questo tumulto sollevata la cittá, scoprendosi giá molti contrari a lui e nessuno in suo favore, fatti per ordine loro congregare subito i magistrati che secondo le leggi avevano sopra i gonfalonieri amplissima autoritá, dimandorno che lo privassino legittimamente del magistrato, minacciando che altrimenti lo priverebbeno della vita: per il quale timore avendolo contro alla propria volontá privato, lo menorno salvo alle case di Paolo, donde la notte seguente bene accompagnato fu condotto nel territorio de’ sanesi; e di quivi, simulando di andare a Roma con salvocondotto ottenuto dal pontefice, preso occultamente il cammino d’Ancona, passò per mare a Raugia; perché per ordine del cardinale suo fratello era stato avvertito che il pontefice, o per sdegno o per cupiditá di spogliarlo de’ suoi danari, che era fama essere molti, gli violerebbe la fede. Levato il gonfaloniere del magistrato, la cittá mandò subito imbasciadori al viceré, col quale per opera del cardinale de’ Medici facilmente si compose: perché il cardinale si contentò che degli interessi propri non si esprimesse altro che la restituzione de’ suoi, e di tutti quegli che l’avevano seguitato, alla patria, come privati cittadini, con facoltá di ricomperare infra certo tempo i beni alienati dal fisco ma rendendo il prezzo sborsato e i miglioramenti fatti da coloro ne’ quali erano stati trasferiti. Ma quanto alle cose comuni, entrorono i fiorentini nella lega; obligoronsi, seguitando quello che i Medici aveano promesso per mercede del ritorno loro a Mantova, a pagare al re de’ romani, secondo le dimande di Gurgense, quarantamila ducati; al viceré, per l’esercito, ottantamila, la metá di presente il rimanente fra due mesi, e per sé proprio ventimila; e che ricevuto il primo pagamento partisse subito del dominio fiorentino, rilasciando quel che aveva occupato. Feciono oltre a questo lega col re d’Aragona, con obligazione reciproca di certo numero di gente