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libro decimo - cap. xvi 209


Ma la Palissa entrato in Pavia deliberava di fermarvisi, e perciò ricercava il Triulzio e il generale di Normandia che v’andassino. Al quale mandato il Triulzio gli dimostrò (cosí gli aveano commesso il generale e gli altri principali) la vanitá del suo consiglio: non essere possibile fermare tanta ruina essendo l’esercito senza fanti, non comportare la brevitá del tempo di soldarne di nuovo, non si potere piú trarne se non di luoghi molto distanti e con somma difficoltá; e quando questi impedimenti non fussino, mancare i danari da pagargli, la riputazione essere perduta per tutto, gli amici pieni di spavento, i popoli pieni di odio per la licenza usata giá tanto tempo immoderatamente da’ soldati. Dette queste cose, il Triulzio andò, per dare comoditá alle genti di passare il Po, a fare gittare il ponte dove il fiume lontano da Valenza verso Asti piú si ristrigne. Ma giá l’esercito de’ collegati, a cui si era arrenduta, quando i franzesi si ritirorno da Adda, la cittá di Lodi con la rocca, si era da Santo Angelo accostato a Pavia; dove subito che giunsono cominciorno i capitani de’ viniziani a percuotere con l’artiglierie il castello, e una parte de’ svizzeri passò colle barche nel fiume che è congiunto alla cittá. Ma temendo i franzesi non impedissino il passare il ponte di pietra che è in sul fiume del Tesino, per il quale solo potevano salvarsi, si mossono verso il ponte per uscirsi di Pavia; ma innanzi fusse uscito il retroguardo, nel quale per guardia de’ cavalli erano stati messi gli ultimi alcuni fanti tedeschi che non si erano partiti insieme cogli altri, i svizzeri uscendo di verso Portanuova e dal castello giá abbandonato andorono combattendo con loro per tutta la lunghezza di Pavia e al ponte, resistendo egregiamente sopra tutti gli altri i fanti tedeschi; ma passando al ponte del Gravalone che era di legname, rotte l’assi per il peso de’ cavalli, restorono presi o morti tutti quegli de’ franzesi e de’ tedeschi che non erano ancora passati. Obligossi Pavia a pagare quantitá grande di danari; il medesimo aveva giá fatto Milano, componendosi in somma molto maggiore, e facevano, da Brescia e Crema in fuora, tutte l’altre cittá: gridavasi per tutto il paese il nome