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libro decimo - cap. iii 113

campagna. Ma ogni sforzo e ogni acquisto era di piccolissimo momento alla somma delle cose mentre che i viniziani conservavano Padova e Trevigi, perché con l’opportunitá di quelle cittá, subito che gli aiuti franzesi si partivano da’ tedeschi, recuperavano senza difficultá le cose perdute: però l’esercito, dopo questi progressi, stette fermo piú dí al Ponte a Barberano aspettando o la venuta o la determinazione di Cesare. Il quale, venuto da Trento e Roveré, intento in uno tempo medesimo a cacciare, secondo il costume suo, le fiere e a mandare fanti all’esercito, prometteva di venire a Montagnana; proponendo di fare ora la impresa di Padova ora quella di Trevigi ora di andare a occupare Roma, e in tutte per la instabilitá sua variando e per l’estrema povertá trovando difficoltá: né meno che nelle altre, nell’andata di Roma, perché lo andarvi con tante forze de’ franzesi pareva cosa molto aliena dalla sicurtá e dignitá sua; e il pericolo che, assentandosi quello esercito, i viniziani non assaltassino Verona lo costringeva a lasciarla guardata con potente presidio; e il re di Francia faceva difficoltá di allontanare per tanto spazio di paese le genti sue dal ducato di Milano, perché pochissima speranza gli restava della concordia co’ svizzeri: i quali, oltre al dimostrarsi inclinati a’ desideri del pontefice, dicevano apertamente allo oratore del re di Francia essere molestissima a quella nazione la ruina de’ viniziani, per la convenienza che hanno insieme le republiche. Risolveronsi finalmente i concetti e discorsi grandi di Cesare, secondo l’antica consuetudine, in effetti non degni del nome suo: perché accresciuti allo esercito trecento uomini d’arme tedeschi, e uditi da altra parte gli oratori de’ viniziani, co’ quali continuamente trattava, si accostò ai confini del vicentino; e fatto venire la Palissa, prima a Lungara presso a Vicenza e poi a Santa Croce, lo ricercò che andasse a pigliare Castelnuovo, passo di sotto alla Scala verso il Friuli e vicino a venti miglia di Feltro, per dare a lui facilitá di scendere da quella parte. Però la Palissa andò a Montebellona distante dieci miglia da Trevigi; donde mandati cinquecento cavalli e dumila fanti ad aprire il