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qualche onesto modo ottenessino il desiderio loro. Ma volendo, secondo i disegni primi, farlo con utilitá propria, e sperando essere migliore mezzo a tirargli a somma maggiore il timore che la speranza, mandò Michele Riccio a lamentarsi: che avessino mandato uomini propri per convenire con Cesare suo inimico; che avendo sotto colore di dare il guasto a’ pisani congregato esercito potente senza avere rispetto alle condizioni de’ tempi e de’ sospetti e pericoli suoi, né avendo voluto in sí grave moto che si preparava dichiarare mai perfettamente l’animo loro, aveano dato a lui causa non mediocre di dubitare a che fine tendessino queste preparazioni; che a lui che gli aveva ricercati che con le genti loro gli dessino aiuti in pericoli tanto gravi avessino dinegato di farlo, fuora d’ogni sua espettazione: e nondimeno, che per l’amore che avea sempre portato alla loro republica, e per la memoria delle cose che per il passato aveano fatte in beneficio suo, era parato a rimettere queste ingiurie nuove, pure che, per rimuovere le cagioni per le quali si sarebbe potuta turbare la quiete d’Italia, non molestassino piú in futuro senza consentimento suo i pisani. Alle quali querele risposono i fiorentini: la necessitá avergli indotti a mandare a Cesare, non con intenzione di convenire con lui contro al re ma per cercare di assicurare, in caso passasse in Italia, le cose proprie, le quali il re, nella capitolazione fatta con loro, non si era voluto obligare a difendere contro a Cesare, ma v’aveva espressa dentro la clausula: “salve le ragioni dello imperio”; e nondimeno, non avere fatta con lui convenzione alcuna: non essere giusta la querela dell’esercito mandato contro a’ pisani, perché essendo stato secondo la consuetudine loro esercito mediocre, né per altro effetto che per impedire, come molte altre volte aveano fatto, le ricolte, non avere avuto alcuno causa ragionevole di sospettarne: questa cagione, insieme con gli aiuti dati da’ genovesi e dagli altri vicini a’ pisani, non avere permesso che al re mandassino le genti loro; alla quale cosa se bene non erano obligati, nondimeno che per la continua divozione loro al nome suo non arebbono pretermesso, quando bene non ne