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parte, come sono venali spesso i consigli de’ príncipi, corrotti da’ doni e da promesse fatte dallo imbasciadore di Lodovico, che non lasciò indietro diligenza o arte alcuna per farsi propizii quegli che erano di momento a questa deliberazione, parte mossi dalle speranze propostesi, chi d’acquistare stati nel regno di Napoli chi di ottenere dal pontefice degnitá e entrate ecclesiastiche. Capo di tutti questi era Stefano di Vers, di nazione di Linguadoca, di basso legnaggio, ma nutrito molti anni nella camera del re, e da lui fatto siniscalco di Belcari. A costui aderiva Guglielmo Brissonetto; il quale, di mercatante diventato prima generale di Francia e poi vescovo di San Malò, non solo era preposto all’amministrazione delle entrate regie, che in Francia dicono sopra le finanze, ma unito con Stefano, e per sua opera, aveva giá grandissima introduzione in tutte le faccende importanti, benché di governare cose di stato avesse piccolo intendimento. Aggiugnevansi gli stimoli di Antonello da San Severino principe di Salerno, e di Bernardino della medesima famiglia principe di Bisignano, e di molti altri baroni sbanditi del reame di Napoli; i quali, ricorsi piú anni prima in Francia, avevano continuamente incitato Carlo a questa impresa, allegando la pessima disposizione, piú presto disperazione, di tutto il regno, e le dipendenze e il seguito grande che avere in quello si promettevano. Stette in questa varietá di pareri sospesa molti giorni la deliberazione, essendo non solo dubbio agli altri quello che s’avesse a determinare ma incerto e incostante l’animo di Carlo; perché, ora stimolandolo la cupiditá della gloria e dello imperio ora raffrenandolo il timore, era talvolta irresoluto, talvolta si volgeva al contrario di quello che pareva che prima avesse determinato. Pure ultimatamente, prevalendo la sua pristina inclinazione e il fato infelicissimo d’Italia a ogni contradizione, rifiutati del tutto i consigli quieti, fu fatta, ma senza saputa di altri che del vescovo di San Malò e del siniscalco di Belcari, convenzione con lo imbasciadore di Lodovico. Della quale stettono piú mesi occulte le condizioni, ma la somma fu che, passando Carlo in Italia o mandando esercito per l’acquisto di Napoli,