Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/242

236 storia d'italia

speranza del soccorso viniziano; il quale, perché la convenzione tra loro era stata fatta poco innanzi, non poteva essere cosí presto come sarebbe stato di bisogno. Tentò Mompensieri di occupare per trattato Benevento, ma Ferdinando avutone sospetto vi entrò subitamente con le sue genti. Accostoronsi i franzesi a Benevento, alloggiando al ponte a Finocchio, e avendo preso Fenezano, Apice e molte terre circostanti. Ne’ quali luoghi mancando loro le vettovaglie, e approssimandosi il tempo di riscuotere la dogana delle pecore della Puglia, entrata delle piú importanti del reame di Napoli, perché era solita ascendere ciascuno anno a ottantamila ducati, che tutti si riscotevano nello spazio quasi di uno mese, Mompensieri, per privare gli inimici di questa comoditá e non meno per l’estremo bisogno delle sue genti, si voltò al cammino di Puglia, della quale regione una parte si teneva per sé un’altra ne tenevano gli inimici; né molto dietro a lui Ferdinando, intento a impedire piú presto, con qualche arte o diligenza, i progressi degli inimici che a combattere, insino a tanto che i soccorsi suoi non arrivassino. Nel quale tempo giunse a Gaeta un’armata franzese di quindici legni grossi e sette minori, in sulla quale si erano imbarcati a Savona ottocento fanti tedeschi condotti delle terre del duca di Ghelleri, e quelli svizzeri e guasconi che prima il re aveva ordinato che fussino portati in sulle navi grosse che si doveano armare a Genova; alla quale armata l’armata di Ferdinando, che era sopra a Gaeta per impedire che non vi entrassino vettovaglie, essendo per mancamento di danari male proveduta delle cose necessarie, avea dato luogo: in modo che, essendo entrata nel porto sicuramente, i fanti posti in terra presono Itri e altre terre circostanti, e fatte per il paese molte prede speravano di ottenere Sessa, per opera di Giovambatista Caracciolo che prometteva di mettergli occultamente dentro; ma don Federigo, il quale essendosi ridotto con le genti che lo seguivano intorno a Taranto era poi stato mandato da Ferdinando al governo di Napoli, avutane notizia, entratovi subito, fece prigioni il vescovo e certi altri consci del trattato.