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libro secondo — cap. vii 157

piú presto le collane e argenti loro, e ritenesse i soldi e le pensioni che ricevevano da lui. E procedette tanto oltre questo impeto de’ soldati che uno arciere privato ebbe ardire di minacciare il cardinale di San Malò, e alcuni altri dissono altiere parole al marisciallo di Gies e al presidente di Gannai, i quali era noto che consigliavano questa restituzione: in modo che ’l re, confuso da tanta varietá de’ suoi, lasciò la cosa sospesa, tanto lontano da alcuna certa resoluzione che, in questo tempo medesimo, promettesse di nuovo a’ pisani di non gli rimettere giammai in potestá de’ fiorentini e agli oratori fiorentini, che aspettavano a Lucca, facesse intendere che quello che per giuste cagioni non faceva al presente farebbe subito che e’ fusse arrivato in Asti; e però non mancassino di fare che la loro republica gli mandasse in quel luogo imbasciadori.

Partí da Pisa, mutato il castellano e lasciata la guardia necessaria nella cittadella, e il medesimo fece nelle fortezze dell’altre terre. Ed essendo acceso per se stesso da incredibile cupiditá all’acquisto di Genova, e stimolato da’ cardinali San Piero a Vincola e Fregoso e da Obietto del Fiesco e dagli altri fuorusciti, i quali gli davano speranza di facile mutazione, mandò da Serezana con loro a quella impresa, contra ’l parere di tutto il consiglio, che biasimava il diminuire le forze dell’esercito, Filippo monsignore con cento venti lancie e con cinquecento fanti, che nuovamente per mare erano venuti di Francia; e con ordine che le genti d’arme de’ Vitelli, che per essere rimaste indietro non potevano essere a tempo a unirsi seco, gli seguitassino, e che alcuni altri fuorusciti con genti date dal duca di Savoia entrassino nella riviera di ponente, e che l’armata di mare, ridotta a sette galee due galeoni e due fuste, della quale era capitano Miolans, andasse a fare spalle alle genti di terra. Era intanto l’avanguardia, guidata dal marisciallo di Gies, arrivata a Pontriemoli; la qual terra, licenziati trecento fanti forestieri che vi erano a guardia, si arrendé subito per i conforti del Triulzio, con patto di non ricevere offesa né nelle persone né nella roba: ma vana fu la fede data da’ capitani, perché i svizzeri, entrativi impetuosa-