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occasioni: né anche pareva verisimile che contro a uno principe tanto potente potesse succedere sí subita mutazione. Orliens, per stabilire l’acquisto di Novara, si fermò all’espugnazione della rocca, la quale il quinto dí convenne d’arrendersi se infra uno dí non fusse soccorsa; per il quale intervallo di tempo ebbe spazio il Sanseverino di ridursi con le sue genti in Vigevano, e il duca, che per riconciliarsi gli animi de’ popoli aveva, per bando publico, levati molti dazi che prima aveva imposti, di accrescere l’esercito. E nondimeno Orliens, accostatosi con le sue genti alle mura di Vigevano, presentò la battaglia agli inimici; i quali erano in tanto terrore che ebbono inclinazione d’abbandonare Vigevano, e passare il fiume del Tesino per il ponte che v’avevano fatto in sulle barche. Ma ritiratosi Orliens a Trecas, poi che essi recusavano di combattere, cominciorono le cose di Lodovico Sforza a prosperare, sopravenendo continuamente all’esercito suo cavalli e fanti, perché i viniziani, contenti che a loro rimanesse quasi tutto il peso di opporsi a Carlo, consentirono che Lodovico richiamasse parte delle genti che avea mandate in parmigiano, e gli mandorono oltre a ciò quattrocento stradiotti; talmente che a Orliens fu tolta la facoltá di passare piú innanzi, e avendo fatto correre di nuovo cinquecento cavalli insino a Vigevano, uscendo fuora ad assaltargli i cavalli degli inimici, riceverono quegli di Orliens grave danno. Andò dipoi il Sanseverino, giá superiore di forze, a presentargli la battaglia a Trecas; e ultimamente, raccolto tutto l’esercito, nel quale oltre a soldati italiani erano arrivati mille cavalli e dumila fanti tedeschi, alloggiò appresso a un miglio a Novara, ove Orliens si era con tutte le genti ritirato.