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serie prima 267

la riputazione e la opinione che hanno gli uomini che tu sia grande, perché con questo romore solo ti corrono drieto sanza che tu n’abbia a venire a cimento.

131. Sono solito a dire che piú di ammirazione è che e’ fiorentini abbino acquistato quello poco dominio che hanno, che e’ viniziani o altro principe di Italia el suo grande, perché in ogni piccolo luogo di Toscana era radicata la libertá in modo, che tutti sono stati inimici a questa grandezza. Il che non accade a chi è situato tra popoli usi a servire, a’ quali non importa tanto lo essere dominati piú da uno che da un altro, che gli faccino ostinata o perpetua resistenzia. Di poi la vicinitá della Chiesa è stata ed è grandissimo ostaculo; la quale, per avere le barbe tanto fondate quanto ha, ha impedito assai el corso del dominio nostro.

132. Concludono tutti essere migliore lo stato di uno quando è buono, che di pochi o di molti etiam buoni; e le ragione sono manifeste. Cosí concludono che quello di uno diventa di buono piú facilmente cattivo che gli altri, e quando è cattivo è peggiore di tutti, e tanto piú quanto va per successione, perché rare volte a uno padre buono o savio succede uno figliuolo simile. Però vorrei che questi politici m’avessino dichiarato, considerato tutte queste condizione e pericoli, che abbia a desiderare piú una cittá che nasce, o di essere ordinata nel governo di uno, o di molti, o di pochi.

133. Nessuno cognosce peggio e’ servitori suoi che el padrone, e proporzionatamente el superiore e’ sudditi; perché non se gli apresentano innanzi tali quali si apresentano agli altri, anzi cercano coprirsi a lui, e parergli di altra sorte che in veritá non sono.

134. Tu che stai in corte o séguiti uno grande, e desideri essere adoperato da lui in faccende, ingegnati di stargli al continuo innanzi agli occhi, perché d’ora in ora nascono