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della cittá e di ognuno sanza comparazione molto maggiore che non sarebbe stato el provedervi come faceva Lorenzo.

Potrei dire molte altre cose, e rispondere piú minutamente a molti particulari considerati per voi dua, Piero e Pagolantonio; ma gli lascerò indrieto, perché non è molto necessario, avendo toccato le cose sustanziali e non volendo procedere in infinito. Basta, che io non so se el vivere populare sará tale che la cittá abbia a avere molta obligazione a chi ha cacciati e’ Medici, sotto e’ quali confesso che erano molte cose che non stavano bene e che erano da dispiacere, e che gli uomini potevano difficilmente sopportare; ma ne saranno ancora in questo altro molte e forse piú e piú gravi. E gli uomini non debbono levarsi da uno stato per fuggire quelle cose che non gli satisfanno, se non per capitare in uno altro, dove, considerato quale sia piú o quanto, abbino a essere migliori condizioni. Perché le mutazioni non si hanno a cercare per fuggire e’ nomi ed e’ visi degli uomini, o per mutare el duolo dello stomaco in duolo di testa, ma per fuggire gli effetti e liberarsi da’ mali che ti affligano senza intrare in altri mali pari e forse maggiori.

Soderini. E’ discorsi vostri sono stati a giudicio mio bellissimi, ma dubito non abbino seco uno inganno, perché volendo esaminare tutt’a dua questi governi, avete dall’uno canto preso per fondamento el modo con che si reggeva Lorenzo, che era el migliore, el piú savio ed el piú piacevole che si potessi aspettare da uno governo simile, da altro, avete preso questo principio del vivere populare, che è ancora confuso, disordinato e rozzo, e nel peggiore grado quasi che possa essere. Lo stato de’ Medici era per peggiorare ogni di, e ne abbiáno veduto lo esemplo in Piero, in modo che restrignendosi a ogni ora, e crescendo la insolenzia e la licenzia di chi ne era padrone, in progresso di pochi anni sarebbe stato diversissimo da quello che era a tempo di Lorenzo. Quest’altro che nasce ora si andrá ordinando alla giornata, perché gli uomini sono desiderosi della libertá, e che la cittá si governi con quiete e con pace; però gli errori che si sono fatti ora