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libro primo 25


questo da parte, poi che Io stato che si è fatto è populare e che quello di pochi non ha ora a venire in considerazione.

Soderini. Cosí è bene; parliamo di questi dua che sono in fatto: di quello de’ Medici e del populare.

Bernardo. Noi dureremo poca fatica a capitolare di che natura fussi lo stato de’ Medici, perché non si può negare che non sia vero quello che disse Piero Guicciardini, che fussi uno stato usurpato per mezzo di fazione e con la forza; anzi bisogna confessare quello che per costumatezza non volle forse esprimere lui, che era uno stato tirannico, ed ancora che la cittá ritenessi el nome, le dimostrazioni e la immagine di essere libera, nondimeno loro dominavono ed erano padroni, perché si davano e’ magistrati a chi loro volevano, e chi gli aveva, gli ubidiva a’ cenni. È vero, e questo so che voi non negherete, che la tirannide loro è stata, secondo le altre, molto mansueta; perché non sono stati crudeli o sanguinosi, non rapaci, non violatori di donne o dello onore di altri; sono stati desiderosi e caldi a augumentare la potenzia della cittá ed hanno fatti molti beni e pochi mali, eccetto quegli a che gli ha indotti la necessitá; hanno voluto essere padroni del governo, ma con quanta piú civilitá è stato possibile e con umanitá e modestia. Il che credo che abbino fatto principalmente per natura loro, perché non si può negare che non siano stati di buono sangue e di animo molto generoso; ed anche essendo Cosimo e Lorenzo stati prudenti, ed avendo avuto sempre intorno a sé uno numero di cittadini savi e di buono consiglio, hanno cognosciuto che atteso la natura dello stato suo e la condizione della cittá, non potevano quasi governarsi altrimente, e che ogni modo che avessino tenuto di riducere le cose al sangue ed a piú violenzia, come vediamo che si fa a Perugia ed a Bologna, arebbe a Firenze distrutto piú che accresciuto la loro grandezza. Ho voluto dire questo in genere; ora aspetterò udire da voi piú in particulare in che voi riprendiate le cose de’ Medici.

Capponi. Io durerò piú fatica a raccontare e’ mali di quello stato, che non avete durato voi a dire e’ beni; non perché e’