Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/43



Quando il domestico presentò al conte Silvio Altoviti l’atteso telegramma, questi lo aperse con trepidazione e gettandovi lo sguardò sospirò lungamente ad occhi chiusi dilatando il petto, come chi si libera da una grave ansietà e prova un improvviso senso di sollievo e di gioia.

Perchè quelle parole: «Verrò stasera nel luogo e all’ora che m’indicaste», egli le aspettava da più d’una settimana e le sognava da più di tre mesi, ossia da quando, conosciuta in un albergo di città termale la signora Fernanda Lucis, una giovane vedova non ancora consolata, s’era acceso d’un violento desiderio di lei e l’aveva corteggiata con una discrezione, una devozione e un fervore meritevoli di più rapida fortuna. Ma quantunque durante il primo mese della lora conoscenza, mentre sua moglie seguiva coscienziosamente la cura e s’occupava dei suoi amici e delle sue amiche, Silvio Altoviti si fosse dedicato quasi esclusivamente alla bella vedova passandole accanto tutte le sue ore di sfaccendato elegante, non era riuscito ad ottenere che una benevolenza un po’ ironica, la

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