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la porta della gioia


— Che fare? Scriverle? Non più vederla? Partire? E se ella, paurosa e trepidante, mi attendesse presso quella porta, lassù? — pensò d’un tratto, invaso e sollevato da una improvvisa speranza.

Vi si diresse a gran passi, percorse col petto pieno di battiti sordi la stradetta scoscesa, giunse anelando alla soglia della villa saracena su cui batteva lo splendor bianco della luna.

Tentò il battente sul quale era intagliata una ingenua storia d’amore, ma resistette. Guardò le lunghe finestre bifore, ma erano tutte chiuse e tutte buie. I cipressi vigilavano la sua solitudine come severi custodi e il mare cantava dal fondo dell’erta una lenta elegìa monocorde.