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l'ombra che scende

una fattoria sui colli di proprietà del collegio con le suore e con alcune compagne senza parenti, felice di scorrazzare per i campi e per le vigne, lontana dai libri e dal piano che l’annoiavano tanto. Aveva un carattere dolce, uguale, affettuoso, l’intelligenza aperta ma non pronta, la sensibilità delicatissima ma l’immaginazione scarsa. Non s’era mai fermata a meditare sulla singolarità della sua sorte per cui, avendo una mamma così giovane, ricca in apparenza e libera da ogni soggezione famigliare, non potesse viverle insieme e non la vedesse che raramente per un’ora o due nella penombra del parlatorio e sempre in giorni non destinati alle visite. Ma sebbene la conoscesse pochissimo, ella adorava sua madre e quantunque docile educanda, non sognava che di abbandonare il collegio per vivere accanto a lei.

Pochi giorni dopo la morte del barone Almichi, Anna Maria s’era recata a visitare Elda e per la prima volta le aveva parlato della propria vita raccontandole le sue vicende matrimoniali e vedovili con un linguaggio così patetico di elevati sentimenti e di bontà pietosa, che i begli occhi neri della collegiale si erano velati spesso di commosse lagrime. S’erano lasciate con maggior tenerezza del consueto e per la prima volta ella aveva promesso a sua figlia di farle abbandonare presto il collegio per prenderla seco.


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