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l'ombra che scende


— La signora baronessa può dichiararsi soddisfatta. Ella ha pagato quella proprietà soltanto i due terzi del suo reale valore. Ma il signorino voleva vendere a qualunque costo ed io ho venduto.

— Quale signorino?

— Il maggiore dei due fratelli Reaziani, proprietari dell’Abbazia, quello che vive a Roma. Il minore non pareva disposto a spogliarsi di quella casa a cui è affezionato e sembrava volersi opporre alla vendita. Perciò ho dovuto per ordine dell’altro sollecitare ed accettare le offerte della signora baronessa.

— Reaziani? — mormorò a sè stessa Anna Maria mentre calzava sulla destra, snudata per la firma del contratto, il lungo guanto d’antilope nera. E rimase un momento a fronte corrugata cercando nella memoria la persona che le pareva corrispondere a quel nome. Ma non le riuscì di trovarla.

S’alzò, rispose con un cenno del capo al profondo saluto dell’agente, salì nell’automobile che l’attendeva all’uscita e si recò a prendere possesso della nuova residenza.

L’accompagnava la sua cameriera Clelia, la quale la serviva fedelmente da ventidue anni ed era stata sempre consapevole e partecipe delle molte variazioni che i destini della sua signora avevano in sì lungo tempo subito.


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