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lettere d’amore


— Ah Dio mio! Dio mio! Che ho fatto! Che ho mai fatto!

— Senti — egli la interruppe d’improvviso dopo un momento di riflessione, in mezzo ai suoi lamenti, — assieme alle lettere hai conservato pure le buste con l’indirizzo?

— No, soltanto le lettere riunite per ordine di data. Ma tu parlavi continuamente di Villalta in quelle pagine, descrivevi la casa, il giardino, il padiglione dei nostri convegni, tutto, e mi chiamavi con tanti nomi teneri e strani che inventavi ad ogni nostro nuovo incontro. Oh, quelle lettere non lasciano alcun dubbio sul genere dei nostri rapporti di quel tempo, e immagino il furore d’Arturo nel leggere certe tue frasi, certe tue descrizioni...

Fernanda si celò il volto nelle mani, tremando tutta come se già vedesse lo sguardo torvo del marito che l’accusava senza pietà. Ma Ademari le sedette accanto, le cinse le spalle, la costrinse a volgersi verso di lui, la interrogò con gravità preoccupata:

— Quell’anno tua sorella Marta non era in villeggiatura con te a Villalta?

— Certo. Ella vi passò sei mesi di seguito perchè già incominciava a sentirsi un poco sofferente di quella malattia che poi dopo un anno l’uccise. Povera Marta! Ella ignorava tutto e senza volerlo ci secondava così bene. Fu grazie


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