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222 il dolce egoismo

quei primi giorni tiepidi d’estate tentava i primi passi fuori della sua camera d’inferma. Ella aveva una figura di fanciullo adolescente con quei suoi corti capelli castani che s’arricciavano su la sua testina rotonda, con quel suo lungo collo venato di violetto, sorretto dall’esili spalle dove le clavicole si disegnavano intere. Ma la sua bocca incominciava a tingersi di rosa ed i suoi grandi occhi stupiti si riaprivano sul dolce mondo già per tanti giorni velato e oscurato da un presagio di morte.

Ella sedette per lunghe ore nell’ombroso giardino dinanzi alla finestra semichiusa del nuovo venuto, aspettando con una curiosità quasi ansiosa ch’egli vi si affacciasse; e pel suo spirito dolcemente romantico, teso con una sensibilità squisita ad ogni vibrazione, ad ogni sensazione della nuova vita in lei rifiorente, l’attesa di quell’apparizione diveniva talvolta uno stato pressochè doloroso e acceso come una febbre blanda.

Ma il giovine non appariva. L’infermiera le disse ch’egli passava le sue giornate disteso in una poltrona a leggere od a pensare ad occhi chiusi, quasi sempre solo. Rari amici venivano a visitarlo, ma si trattenevano brevemente, forse messi a disagio dalla sua tristezza taciturna e dalla sua grave stanchezza. Pareva non avere parenti, ma riceveva spesso lettere con bollo straniero.