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78 Brani di vita

per un odio particolare verso di me che non le posso soffrire, o perchè vedendomi solo stimassero più facile la vittoria, mi furono tutte addosso come ad una... no, come ad un vaso di miele. Io poi che non mi lascio posar mosche sul naso, reagii vigorosamente; ma stavo per soccombere al numero, quando un’ombra nera mi intercettò la luce. Alzai gli occhi come Diogene, ma invece di Alessandro vidi il piovano.

Mi parve un buon diavolo, modesto, premuroso, ma un po’ duro di orecchio; e mi pregò, quando i compagni fossero levati, di condurli a bere il caffè da lui. Ringraziai e se ne andò contento. Interrogai gli indigeni per sapere, così senza parere, se facevamo bene o male andando, e le informazioni furono favorevoli. Del resto egli era in paese da pochi giorni. Il suo predecessore, buon diavolo anche lui, aveva avuto una gran debolezza pel fiasco, e i buoni parrocchiani mi raccontarono che in una notte oscura, dovendo portare i sacramenti ad un infermo lontano qualche miglio, un po’ pel buio, un po’ per l’estratto d’uva, rotolò malamente in un burrone co’ sacramenti addosso e si fiaccò l’osso del collo. Del resto i poveri sacerdoti perduti quassù senza le briglie della gerarchia e della disciplina, cascano spesso in qualche vizietto che i parrocchiani e la curia sanno compattire. Mi raccontavano di un piovano, là verso Corniolo, che una volta per miracolo fu visitato dal vescovo. L’ottimo prete fece quel che potè per alloggiare bene il superiore e specialmente in cucina si vedeva la solennità. Perpetua faceva prodigi, ed un bel bimbo, seduto accanto agli alari, girava assiduamente