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Di Ser Pietro Giardini 471

caccio, per lo stesso caso potrei trovarne negli archivi fiorentini. Quanto al far lezione, se l’Imbriani mi conoscesse, saprebbe ch’io non ho di queste superbie ed ho già detto che di quel che non so bene mi guardo di parlare. Egli protesta di cercare la verità; lo stesso e niente altro faccio io. Del resto se, per comune disgrazia, uno di noi dovesse andare a scuola dall’altro, nervosi come siamo, i calamai volerebbero in scuola fitti come le mosche in luglio. È meglio quindi discutere tranquillamente da Bologna a Napoli, senza che nessuno dei due pretenda di far lezione e tornerà il conto a quella verità che cerchiamo tutti e due.

Segue l’Imbriani dicendo — che in opere a stampa non trovò testimonianza sul conto del Giardini e quindi dovette stare all’altrui fede. Ma che, parlando dei documenti, se disse non trovarsene, non disse con questo che non ce ne potessero essere. — Veramente la distinzione è un po’ fina, vista la soppressione assoluta del Giardini che l’Imbriani aveva fatta nel suo primo opuscolo. Ma ecco che io ho cercato e trovato testimonianza del Giardini a stampa. Non mi rimbrotti l’Imbriani se provo gusto nel trovar queste cose. Egli che studia, sa bene che il trovare il bandolo di una matassa arruffata, il poter chiarire un fatto controverso, è una delle poche soddisfazioni dei poveri letterati. Anche questa volta egli dice che testimonianze a stampa non ne trovò, ma anche questa volta invero non negò che ce ne potessero essere. Le ho trovate per lo stesso caso del Ricci, vale a dire cercandole dove m’imaginavo che