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MAGISTRATURA


Delle donne e dei magistrati bisogna parlare con molta prudenza. Per poco che il discorso tenda verso la sincerità, bisogna troncarlo. Tutti sanno il vero, ma tutti evocano il rettorico spettro di quella vecchia e sozza moglie di Cesare la cui virtù, per consenso ipocrita, non può essere nemmeno sospettata.

Lasciamo a parte le donne dei cui peccati forse gli uomini sono responsabili e vediamo i magistrati, senza mancare di riguardo nè a loro, nè alla moglie di Cesare.

I recenti discorsi in Parlamento ne offrono l’occasione.

L’estate scorsa, io (chiedo scusa dell’io, ma non posso dire che fosse un altro) ed un amico mio assistevamo, e non per gusto nostro, ad uno di quei processi che si celebrano in certe sale piene di puzzo caldo, e di sudiciume che fermenta. Il pre-