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Per Comacchio 291

essere fucilato da un tenente austriaco qualunque e sepolto come un cane, senza un segno, sulla proda di un fosso, come Ciceruacchio e i suoi figli.

E dell’operosità sono testimonio le ingegnose e faticose industrie della pesca, quando la pesca viveva in fiore. Nelle notti buie dell’autunno, al lume fantastico delle fiaccole, le fatiche di tutta l’annata avevano il compenso di parecchie centinaia di migliaia di quintali di pesce. E c’era lavoro per tutti; i bottai, i fabbricatori d’aceto, gli speditori, le donne cucinatrici e mille altri umili cooperatori della industria maggiore, Quasi l’intera città viveva della sua industriosa fatica e non può esser tempra di oziosi quella di un popolo che lotta ancora ostinatamente e duramente contro una decadenza impostagli dalla negligenza degli uomini e dalla inesorabilità della natura.

Ma quando è venuto a scemare il lavoro abituale e proficuo, quando non altra sorgente di guadagno rimane, è giusto imputare il peccato dell’ozio ai disoccupati per forza? Che dovrebbero fare? Opificii? Ma le forze motrici mancano affatto! Agricoltura? Ma dov’è la terra? Chi può tessere dove le materie tessili non sono, chi fucinare dove non è ferro, carbone o corrente di fiume? Non c’è che acqua salsa e ferma, e l’acqua non rende più. Ed ecco come, salvo rare e fortunate famiglie, poca polenta e poco pesce sono il regime alimentare di un popolo che fu già robustissimo e che ora infiacchisce.

Le belle donne, per cui Comacchio portava il vanto in Romagna, sono diventate eccezioni e il