Pagina:Guerrini - Brani di vita.djvu/297


Il Natale nella Lirica 287

L’Arici canta:

Dall’alto de’ cieli librandosi a volo
     Sui vanni fiammanti, l’angelico stuolo
     Tre volte al Signore la gloria cantò.

Tre volte iterando beate canzoni,
     Diffuse l’annunzio, la pace de’ buoni,
     La pace che togliere il mondo non può.


Ed il Manzoni si rallegra perchè

     Dalle magioni eteree
     Sgorga una fonte e scende,
     E nel burron de’ triboli
     Vivida si distende;
     Stillano mele i tronchi,
     Dove copriano i bronchi
     Ivi germoglia il fior.


Desiderio di una palingenesi che per ora non sembra vicina.

Eccoci partiti dall’umiltà di cuore per giungere agli auguri di pace terrena; eccoci partiti dalla religione pura per giungere alla religione applicata, passando gli stadi mezzani del petrarchismo, del seicentismo e dell’Arcadia. Pure dai vagiti della poesia italica del frate da Todi, fino al canto del cigno della poesia cattolica sciolto dal Manzoni, il Natale, come fatto, come mito, come credenza, è sempre rimasto quello. Ma ogni secolo lo vide a suo modo e gli diede