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282 Brani di vita


Per tanto ogn’altro obbietto indarno mira
     Se questa, insieme col figliuol, non vide
     Chi a contemplar beltà gli occhi suoi gira.

Questa nessuno col suo aspetto ancide,
     Anzi d’ogni mal nostro lei sospira
     E dolcemente a gli suo’ amanti ride.


Ah, frataccio scellerato, chi t’insegnò a storcere contro Venere le invettive del poeta alla corte di Avignone? Chi t’insegnò a barattare i versi

     Virtù contra furore
     Prenderà l’arme e fia il combatter corto,
     Chè l’antico valore
     Ne’ gl’italici cor non è ancor morto


in questi altri

     Sai che il combatter contro ’l cielo è corto,
     Anzi di niun valore,
     Qual contra il fer leon vil cane è morto!


Ah! se ci fosse stato il Tassoni a pettinare questo archimandrita del Petrarca ed a gridargli

                              E ti fu per errore
     Da un ignorante quel capestro avvinto
     Che al collo non al... ti andava cinto!


Come non lo sospesero, non già a divinis, ma ad una forca alta cinquanta cubiti?

Dalle fredde imitazioni del cinquecento è curioso passare alle caldezze artificiose del seicento. Qui