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Il primo amore 17

precauzioni, riuscii a rinvolgere il caro oggetto in un bel foglio di carta, e me lo misi sul petto, sulla carne nuda. La notte, con la testa sotto le lenzuola, lo baciai come un santo e mi addormentai tenendolo colle mani sul cuore. Chi potesse sapere i bei sogni di quella notte! Ma non me li ricordo più.

Sì, Signora, sono fanciullaggini, lo so. Ma è appunto tra le fanciullaggini che si desta il cuore, e vorrei sapere se il suo, quando si destò, abbia fatto meglio del mio. Tutti a questo mondo cominciamo così, o press’a poco. Non c’è che l’agave che fiorisca in un minuto secondo, e tutti gli altri fiori sbocciano adagio adagio, mentre l’agave fiorisce ogni cento anni pur troppo. Così, con queste fanciullaggini ho cominciato ed ho seguitato per molto tempo, e, veda, mi dolgo di non essere più fanciullone a quel modo. Con che intensità d’affetto amavo quel mio ritrattino! Che baci gli davo quando non mi vedeva nessuno! Per le vie guardavo le donne in faccia per vedere se somigliavano alla mia innamorata, ed a scuola, con la testa tra le mani e le dita nei capelli, mi immergevo in contemplazioni paradisiache, la cui dolcezza ineffabile mi mancò quando il senso pretese la sua parte dall’amore. Quelle meditazioni serafiche, pure da ogni contatto di realtà, erano veramente l’ideale dell’ideale e mi procuravano gioie vive, fantasie inebrianti e castighi durissimi, perchè naturalmente chi ci soffriva più di tutti era il povero cardinal Bellarmino. Imaginavo cavalcate, colloqui, viaggi, avventure, e mettevo la mia innamorata in tutte queste fantasmagorie e quasi la vedevo con gli