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essi soccorso ed esempio, la scimitarra turca rompessero e si costituissero popolo: insomma vollero ampliare quella civiltà, alla quale li chiamavano Dio prima, e poi la origine inclita, lo ingegno preclaro, le memorie antiche e le moderne necessità. Tanto non piacque allora alla Francia, che partorì un nugolo di sicarii, i quali senza neppure imbrattarsi la faccia di catrame come gli assassini d’Irlanda, tratta fuori la penna nella stessa guisa, che lo Indiano cava dal turcasso la freccia avvelenata, infusa prima nel calamaio parte della loro anima prava per annerire lo inchiostro, si accinsero a riassasinare la Grecia con vituperii, che rimbalzando sopra la fronte della Francia ci rinnuovarono il segno di Caino.

— Grecia, che sei tu? strillavano cotesti sgherri della penna; una creatura venuta al mondo tisica, inetta a stare in piedi se le mani protettrici dell’Europa non ti reggono per le briglie. Tu hai faccia di orfana accattona regalata dai liberali di Francia di una tunica sdrucita e di un cercine da bambini. Bada a non chiuderti in seno un cuore, che palpiti, però che noi ti ci abbiamo messo un protocollo e questo ti ha da bastare. Tu vivi in grazia di un protocollo, e le tue ossa, le tue vene, il tuo sangue devono comporsi con gli articoli di lui. Procura di non dimenticare mai che tu sei un’anticaglia ripulita. Intanto per darci