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nava intorno al suo Asino stramazzato, nè per quanto annaspasse, gli riusciva raddrizzarlo su in piè; costui, appena visto il cavaliere, e pur l’aitante e complessa persona giudicandolo acconcissimo ai fatti suoi, lo supplicò a volere scendere, tanto da dargli una mano a rilevare l’Asino. Il re, che uomo soprammodo cortese e grande filosofo era, di leggieri glielo consente, e smontato, si pone ad aiutare il contadino. In questo ecco sopraggiungere i cortigiani, e quasi fosse miracolo vedere un re che solleva un Asino, presero a fare le stimate, ed esclamare pietosamente: — Gesù, Giuseppe e Maria! — Senonchè Alfonso, rivoltosi loro, con piacevole viso disse queste parole: — Riveriti padroni miei, qui non ci è materia da trasecolare; sollevo un Asino. Per avventura non fu scritto che il Cristiano, per quanto gli bastino le forze, deve sovvenire il prossimo suo?

A confessarla giusta, non mancarono saccenti, i quali gavillarono doversi le parole regie riferire non all’Asino, ma al villano: gretole espresse; dacchè nella orazione non occorrendo rammentato villano, non ci può