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capitolo xxiv. 371


dimeno andavano ripetendo senza fine: miracolo! miracolo! dimostrando a questo modo quanto sia la potenza della contradizione nell’uomo e la forza quasi invincibile della consuetudine.

A scoterli dalla estasi in cui stavano assorti ecco di un tratto sonare una voce; era amica la voce, che diceva:

— Scapati! Senza un quattrino di giudizio! Voi l’avete fatta bella! La questura, avvertita della vostra presenza qui, manda a questa volta questurini, carabinieri; tiene ammanniti i bersaglieri; ha consegnato in quartiere i soldati di linea... tanti non ne

    quasi miracoloso abilitarsi dell’occhio alle sue funzioni, l’individuo non saprebbe probabilmente distinguere gli oggetti, nè i colori, nè la posizione degli oggetti relativamente a sè ed agli altri corpi nello spazio. È celebre uno studio fatto (e si trova in tutti i libri di fisiologia) sopra un tale che Ciselden operò e guarì dalla cecità congenita quando era già adulto; ed io pure ho esempio nel quale la inesperienza dell’organo andava tanto oltre, che alle prime credei la operazione non riuscita; ci volle circa un anno perchè l’occhio si abilitasse normalmente».
    Tutto questo è discorso egregiamente dal dotto professore, ma non fa al caso nostro, imperciocchè Eufrosina non fosse nata cieca, bensì divenuta tale per veementissima commozione dell’animo. Intorno al caso speciale ecco come ragiona il prelodato professore:
    «L’individuo che possiede il pieno godimento della sua visione può per un violento moto dell’animo rimanerne privo di un tratto, e proprio per ispeciali modificazioni della maniera di essere del nervo ottico. Ora, quando trattisi di una di queste speciali modificazioni, un altro moto violento dell’animo può dalla cecità ncondurlo alla visione. Anzi io penso che fra donne isteriche questo fatto sia facilissimo e frequentissimo, ed io stesso l’ho osservato non ha guari qui in Pisa, ecc.
    «Pisa, 6 aprile 1871