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furto non avvertissero la questura, donde scandalo nel vicinato e qualche stroppio per lui; perciò rifece le scale, e chiuso l’uscio con precauzione se ne venne via.

Inesorato come il destino, il capitano Parpaglione nel dì e nell’ora stabiliti comparisce in camera al maggiore: che cosa questi dicesse e facesse per indurre costui a contentarsi di sole cinquecentocinquanta lire non si potrebbe con poche parole significare, e le troppe riuscirebbero sazievoli; bisognò snocciolare una ad una tutte le robe rubate, e fu bazza che il capitano se le accollasse per cinquanta lire, non senza però un pertinace tirarsi pei capelli, onde determinare il valore di ogni pezzo. All’ultimo si accordarono: il capitano, mentre stava per mettere in tasca gli orecchini di oro, osservò come ad uno di essi fosse rimasto attaccato un capello bianco, ond’egli presolo delicatamente tra l’indice e il pollice della destra, fece l’atto di restituirlo al maggiore, accompagnando il gesto con queste parole beffarde:

— Quantunque di argento, non mi può servire; però ti propongo renderlo alla sua amabile proprietaria.

Rimasto solo, il maggiore arse il biglietto e, fatto