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capitolo xxi.


— Adagio perchè ho fretta, edice il proverbio; torna a letto. Così... da bravo. Il possessore del biglietto sono io.

— Dunque dammelo, via, a te non può servire nulla.

— Te lo darò: prima, perchè se io lo mettessi in processo tutto il nostro reggimento rimarrebbe infamato, ed io intendo ch’ei splenda in eterno nella pienezza del suo onore: secondo, perchè cervi con cervi non si levano mai gli occhi, e noi tutti protegge il beatissimo san Nicola: terzo, perchè posto nelle carte del processo, mentre te condurrebbe di certo al fiume, non so se salverebbe l’altro dalla fucilazione.

— Oh! dammelo, via... dammelo.

— Te lo darò, ma a un patto; e questo patto è che tu me lo paghi.

— E con quali danari?

— Co’ tuoi, parrebbe.

— Non ne ho.

— Procurateli.

— Impossibile!

— Impossibile! — Meglio così, perchè non potendo cavarne verun profìtto pel corpo, vedrò allora di avvantaggiarne l’anima; difatti, dando a te questo biglietto per nulla, commetterei una gravissima colpa, che mi tornerebbe a gola come lo stufato, e forse chi sa! Non è fuori dei possibili che questo