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lo ardirò per lui; se non tutti, almeno in parte me li avrà pure a rendere; e dominato da questa fantasia, volto al compagno, con lieta voce gli disse:

— Camerata! coraggio; io ti posso sovvenire; dunque cessa di tribolarti; e per mio governo, a levarti di angustia quanto ti occorrerebbe?

— Ma, un cento di lire... ti paiono troppe?

— Cento lire! Dormi, dormi pover’uomo, domani io ti prometto il doppio, per lo meno.

— Ah! che gusto hai di straziarmi così? Era meglio ch’io mi tacessi.

— Oh! sai che ci è di nuovo? Che tu mi pari un villano calzato e vestito. Per me lo scherno ai miseri è delitto che supera ogni altro delitto. E questo disse in suono di scorruccio così sincero, che l’altro raumiliato rispose:

— Perdona; la miseria è paurosa e sospettosa.

— E spesso anche ingiusta.

— E spesso anche ingiusta... scusa da capo, e Dio ti benedica.

Fattosi giorno, Curio, debitamente facoltato, usci dal quartiere per andare alle stanze del maggiore, avendo prima avvertito di mettersi in tasca il pagherò del Fadibonni. — Bussa. Il servo gli afferma sempre a letto il padrone: ed ei: — Aspetterò qui nella entratura. — L’altro: — Dio ne liberi! Il padrone non vuole che in casa si trattenga persona. — Non fa caso, soggiunge Curio, aspetterò giù all’uscio. —