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capitolo xix. 371


per vendetta, ma per me non ebbi mai lite con Giasone, anzi con alcuno. Dicono altresì che il Padre Eterno s’incaponì di pagare col sangue del suo figliuolo un debito non suo alla sua giustizia; ma posto anche da parte che qui dentro io ci vedo chiaro come in un forno, io non ho debiti con le giustizie divina nè umana. E ripensandoci su, Egeo, o non potresti scansare in qualche fondo di cantina questi biglietti infedeli per ricondurli in tempi migliori a rivedere le stelle? No; da’ spesa al tuo cervello, Egeo, e persuaditi che ti stanno intorno alla vita come i cani a quella di Scilla; sarebbero fantini di mangiarti anche le ossa: ormai è finita per te; fintanto si trattava girare attorno al codice criminale, io faceva buono; anche babbo buon’anima me lo lasciò detto morendo: «Egeo, basta mantenersi onesto fino alla porta della galera», ma adesso bisognerebbe sfondare tre o quattro articoli del prelodato codice criminale, e ciò non mi quadra; non già perchè mi dieno fastidio cotesto litanie di articoli, che con una ditata io sono capace di sfondarne più che non fa di cerchi impannati il saltatore col capo, ma sì perchè io corro il rischio d’incontrarmi di là dal foglio muso a muso con qualche cane mastino di procuratore del re. Egeo, datti pace, bisogna che tu ti butti di buzzo buono con un sasso al collo nel canale dell’onestà; o, se ti garba meglio, impiccati per disperazione all’albero del ga-