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Capitolo XVIII.

TUTTI I NODI GIUNGONO AL PETTINE.

E adesso ritorniamo al giovane Omobono. La notte era inoltrata senza che egli si fosse deciso ancora di passarla a veglia, ovvero al teatro: se ne stava seduto dinanzi al caminetto contemplando le fiamme crepitanti, non potendo condurre il suo pensiero sopra veruna delle tante cose che recavano molestia, e neppure sopra veruna delle dilettissime, come l’amore della sua Amina: aveva il cervello attrappito.

Di repente si apre l’uscio del salotto ed entrano taciti, a modo di congiurati, l’avo Omobono e la sua anima dannata Nassoli, Aeneas et fìdus Achates. Il Nassoli, che veniva ultimo, ebbe avvertenza di chiudere diligentemente l’uscio e tirare la portiera.