Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore III.djvu/248

246 il secolo che muore


tale una impresa, da aggiungersi in appendice ai Fasti consolari di Roma; e se non dissero come Orazio: exegi monumentum aere perennius, e’ fu perchè non sapevano di latino; sapendolo, forse non se ne sarebbero contentati.

Intanto che Fabrizio si disponeva a sua volta lasciare il tribunale, venne a lui persona fidata per avvisarlo giù fuori della porta accalcarsi una folla di popolo, che alle voci e ai gesti non lasciava presagire nulla di buono; allora Fabrizio fieramente commosso domanda se dei giandarmi ne fosse rimasto qualcuno nel tribunale, e rispostogli di sì, li chiamava ordinando lo mettessero in mezzo e lo accompagnassero a casa. Appena comparso in pubblico, da mille bocche uscì, come se si fossero dati la intesa, un grido solo: «Ecco Giuda!» Egli finse non sentire, e forse non udì, tanto pareva trasognato; ma di un tratto ecco prorompere fuori dalla turba una donna con gli occhi stravolti, scarmigliati i capelli, le braccia ignude, ognuna delle quali ricinge un fanciullo a mezza vita, gli si inginocchia davanti e gli ruzzola tra le gambe le creature urlando:

— Giuda! Il sangue del loro padre ti sia dato a bere nell’ora dell’agonia.

E i bimbi, levando le manine, tenevano bordone alla desolata stridendo.

— Maledetto! Maledetto!