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capitolo xvii. 245


maggior chiasso perchè in vista più degli altri e perchè divorano per trentamila. I medici per curarli dalla bulima ci sarebbero, ma essi invece di guarirli si mettono a mangiare con loro.

I giudici borghesi, quando il fìsco insanisce nei bestiali furori, fanno pasqua, perocchè egli somministri loro comodità di acquistare fama di temperatezza pure menando bastonate da orbi; è gaudio da non potersi ridire quello di mandare la gente in galera col titolo di benefattori dell’umanità; alieni pertanto da squilibrarsi da levante e da ponente, messa l’anima a sedere su l’ago della bilancia della giustizia, aborrirono di assegnare a veruno accusato la libbra intera di pena richiesta dal fisco: — e poi, entrando nelle abitudini mercantili della più parte di loro, sottoporre a tara ogni fattura, scalarono moderatamente a tutti quattro, cinque, fino a sei anni di ergastolo; uno, per non parere, rimandarono assoluto: poi strepitosi e ridenti si rovesciarono giù per le scale, affrettandosi al pranzo. Taluno di loro, mentre passava, sorrise stupidamente ai condannati, pensando che avessero ad aver grata la sua sentenza come una fetta di panettone del Biffi; tal altro tornato a casa, e richiesto dalla casta moglie se avessero finito l’affare, rispose lepido: «anche questa è fatta, posso dire come quegli che mise in forno la moglie.» Insomma parve a tutti avere condotto a compimento