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capitolo xvii. 137


come nel bene: vede strambo, ma vede: mena a casaccio, ma turba sempre e scombussola. Però ottimamente operò Catone facendo licenziare da Roma Carneade, s’è vero ch’egli un giorno per pompa di sufficienza levasse a cielo la giustizia, e in un altro ne dicesse corna.1 Vero è bene che Demostene, per esercitarsi, componeva due arringhe pro e contro il medesimo argomento, e si leggono nelle sue opere. Come stimiamo fortunatissimo quel soldato, che combattendo sovente nelle prime schiere il nemico non rimase mai ferito, così vuolsi giudicare virtuosissimo l’avvocato il quale, voltolandosi fra tante sozzure, non si contamina; e di questi siffatti ve ne ha, ma rari, come gl’Ippogrifì, che l’Ariosto assicura venire dai monti Rifei.2 Qaando la istituzione dell’avvocatura o fia del tutto abolita, o di molto emendata, e in ogni modo respinta dai Parlamenti, vorrà dire che la lancetta celeste nel barometro della pubblica morale volge al tempo bello.

Fabrizio pose per fondamento della sentenza: la miniera messa in società non essere pugno chiuso, all’opposto apertissimo come quella che fu ab antiquo esercitata dai cartaginesi, dai romani, e forse

  1. Questo fatto è riportato da Lattanzio, De divina iust. — In Plutarco non c’è, sebbene parli di Carneade tre volte nelle Vite parallele.
  2. Che dai monti Rifei vengon, ma rari,
    Molti dì là dagli agghiacciati mari,