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capitolo xii. 201


Non mai accadde ai petti russi sentirsi investiti da tanta dolcezza; a onda sopra onda scorreva sopra loro il piacere. Principi e borghesi, uomini e donne, preti e soldati manifestavano la intensità del giubilo in guisa, che tu gli avresti reputati tanti apostoli che uscissero dal cenacolo1: non acclamazioni, ma urli: moti irrequieti delle membra; un battere palma a palma da levarsi le galle alla pelle; un abbracciarsi e un baciarsi per tenerezza; chi si rizzava su di stianto come uno stollo da pagliaio; chi si abbandonava a braccia aperte sopra la seggiola: poi cominciò un gettito di fiori di ogni ragione, côlti non già per le aiuole dei giardini, bensì sopra i cappelli delle signore: non tessuti dalle mani della natura, ma da quelle delle crestaie: e più infervorandosi per far più presto gittarono cuffie, gittarono piume, gittarono ventagli, e borse, e fazzoletti, e pendenti, e perfino.... lo dico o lo taccio? E perfino una parrucca. — Chi si trovò presente al caso non rinvenne nell’antica o nella moderna storia successo da poterglisi paragonare: non le convulsionarie di S. Medardo, non quelle che curò Boerhave nell’ospedale di Harlem; non gli Abderitani, che per tre giorni durarono matti; non le scapigliate baccanti furenti pei gioghi di Citerone; forse ci si

  1. .... essendosi fatto quel suono... tutti stupivano e si maragliavano.... e dicevano: sono pieni di vino dolce. (Atti degli Apostali Cap. II. 13).