Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore II.djvu/159


capitolo xi. 161


fatti lo sgomentava il pensiero che la vittoria gli avesse rubato la mano. Alla presenza di lui i combattenti ripresero un po’ di balìa, ma e’ fu fiato raccolto per ispirare l’anima.

Intanto che un manipolo di audacissimi, fatta punta, si avventano a capo del paese e ributtano gli austriaci, un migliaio di tirolesi scendono dai monti laterali, li circondano e li dividono dal grosso del corpo dei volontari. Chiusa allo scampo ogni via, non vi è tempo da perdere; o arrendersi o rimanere sterminati.

— Morire! urlano i volontari. — E così sia! risponde il capitano; spianate le baionette, e addosso ai tirolesi; pochi siamo, ma la via stretta non concede che ci vengano contro in molti; se li sfondiamo siamo salvi, che poc’oltre di qui troveremo il Menotti accorrente al soccorso.

Curio e Filippo, entrambi feriti, sentendosi ardere dalla sete, trovandosi presso ad una casa aperta, non poterono trattenersi dallo entrarvi per procurarsi un po’ di refrigerio di acqua; acqua non trovarono, bensì in un sottoscala acchiocciolato il Fandibuoni; gli furono sopra in un attimo e ad una voce gli domandarono:

— Sei tu ferito?

— Sicuramente.... cioè credo.... sono fuori di me,

— Su, vediamo dove!

Lo visitarono e lo riscontrarono sano più di un