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prolegomeni 17


raggio di consolazione sopra la terra, e fu la stampa, conciossiachè Dio per ben due volte donasse la luce ai mortali, e la seconda assai più largamente della prima, chè la luce materiale si alterna con le tenebre, ne tutta a un modo illmnina la umanità, mentre la seconda rischiara tutto il mondo del pari, e non tramonta mai. La stampa pertanto supera in virtù la luce.

Per benefizio di siffatta luce prese a sorgere nella mente del popolo un concetto, che lo condusse a ragionare così: «Se il sacerdote rappresenta Dio, o chi para che le creature se ne rapportino direttamente al loro Creatore?1 Se al re tedia la cura di governarci, noi lo esoneriamo: e poi in che o come egli dimostra essere più sapiente o migliore di noi? E supposto ch’egli sia tale, con

  1. Anche nei tempi antichi costuuiù la confessione, imperciocchè ai sacerdoti importasse sempre per le medesime ragioni sapere i fatti altrui; tuttavia anco in cotesti tempi non mancarono intelletti, i quali con un po’ di senno si ribellassero a cotesto gravissimo giogo pretesco. Lisandro essendosi recato in Samotracia per ottenere certa risposta dall’Oracolo, disse al sacerdote, il quale gli faceva pressa dintorno affinchè gli confessasse se non tutti, almeno il più reo peccato ch’egli avesse commesso: «Bene sta, o sacerdote, ma in virtù di che mi comandi tu questo? Sei tu che lo vuoi, ovvero gli Dei? «Gli Dei — rispose il sacerdote.» Così stando le cose — ripiglia Lisandro — ritirati da parte, e se gli Dei me lo comanderanno, io obbedirò loro come conviene.» Ed Antalcida, del pari confortato a rivelare le colpe commesse durante la sua vita, rispose: «Questo volete per voi, imperciocchè gli Dei se alcuna ne commisi la sanno.» Nè mancano altri, ma bastano questi riportati da Plutarco nel Trattato degli Apofegmi e delli notabili dei Lacedemoni.