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capitolo ix. 327


la colpa; e trattandosi d’indurmi a pestare il capo di persona a me congiunta coi vincoli più solenni, che conoscano le creature umane, io non devo, nè posso starmene al giudizio altrui: se lo facessi, sarebbe viltà, se altri lo pretendesse, commetterebbe ingiustizia. Considerati i nostri tempi in confronto agli antichi, oggi il padre che impone alla figlia di spegnere il suo amore già consentito e benedetto da lui, solo per cieca obbedienza alla autorità paterna, è più tiranno del padre romano, al quale si concedeva la vendita dei figli sanguinolenti.»

Il povero Marcello nel sentirsi trattare da tiranno levò le mani al cielo e diede in ma sospiro desolato, tuttavia giova osservare che qualche volta anco la buona gente, senza accorgersene, passa il segno reputando che la intenzione benevola temperi la rigidezza del comando.

Dei fratelli di Eponina fin qui non toccammo del minore; ma siccome egli sa essere una delle drammatis personae ed anco delle più importanti, così si strugge fra le quinte e si arrabatta per uscirne fuori a recitare la sua parte: per me non lo tengo, esca pure, ma prima di entrare in iscena mi permetta che io gli serva da Cicerone, affinchè i lettori