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chiama poppe di Venere le più. magnifiche fra le pesche; e qui mi fermo. Chi procede poco ligio al Governo, e peggio poi chi gli si scuopre avverso, corre mille traversie, non fosse altro quella di mettersi tardi a tavola, e a lui non occorse mai trovare il pranzo diaccio in questa vita, e così spera nell’altra. Più grave peso, non so, se per parlare giusto, io mi abbia a dire o la fortuna o la natura pose sopra le spalle all’altro avvocato; egli ebbe tre figli e gli attaccò tutti al corpo dello Stato; poco gli importò del dove si sarebbero attaccati, purchè succhiassero; pel primo gli era riuscito murarlo come capitello nella fabbrica di un ministero: andare più su non poteva, che glielo impedivano cornici, cornicione, frontone et reliqua che gli stavano di sopra; ma ciò non preme, anzi ci aveva piacere, perchè maggior numero di circolari di quello che già ci era in cotesto cranio non ci sarebbe capito, e girando dell’altro si correva rischio di rompere la corda all’orologio. Il secondo si riputava felice nella bestialità prebendata di un benefizio nella cattedrale di Milano. Soldato il terzo, e se invece della spada, si fosse posto al fianco il breviario del fratello, veruno si sarebbe accorto dello scambio: per conoscere le fosse dei campi lombardi, egli non temeva concorrenza col più esperto ingegnere ed agrimensore d’Italia.

Per istare a galla, questi due avvocati e depu-