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gillino, di mia certa scienza, e libera volontà, dichiaro avere ingiuriato villanamente, ed a torto, il signor Omobono, del vivente Marcello Onesti, e sua famiglia con disegni e scritti nel mentovato giornale più volte; lo prego a volermi perdonare come cristiano e come cittadino, e lo supplico inoltre, nonostante la mia provocazione, di mandare a monte il mio cartello di sfida, considerandolo come non avvenuto ad ogni effetto di ragione. Milano questo

di, ecc» — Dopo che voi, signori, lo avrete fatto segnare da lui.....

— Basta, basta, che ce n’è d’avanzo. Comprendo, signor colonnello, che a voi è piaciuto divertirvi alle nostre spalle.

— Mi maraviglio di voi, signor cavaliere; io non ho la pessima usanza di pigliarmi gioco di chicchessia, massime in occasioni tanto solenni. E poichè vi abbiate pegno che io parlo da senno, vi accorto addirittura, che non sarò mai per accettare dichiarazione, la quale anche di una sola virgola differisse da questa.

— Com’è così andiamo innanzi: rimane inteso, che al mio primo appartiene la scelta delle armi.

— Adagio, che ho fretta, cavaliere — soggiunse il colonnello — la scelta delle armi al contrario spetta al mio.

— Oh! quanto a questo poi non cedo.... — esclamò vivacemente il Luridi, lieto nella speranza gli si