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capitolo ii. 81


lo zio, che non abbia a chiappare qualche malanno.

— Sì, giusto — replicava Orazio respingendo stizzoso Marcello — adesso è caso di pensare a reumi! Che novità son queste, Betta? Betta, Signore! Betta, non mi spaventare. dimmi? Come ti senti? Bone, non è vero? Via, non tanto male.

— Signor Orazio non si spaventi; si metta a sedere qui accanto a me. Senta io l’ho conosciuto sempre uomo di stocco e cristiano: dunque si chiami le sue virtù intorno al cuore per sopportare l’annunzio che tra poco.... stanotte.... di qui a due ore Betta la lascerà.... la lascerà per sempre.

— Oh! — con voce roca proruppe Orazio, e cadde in ginocchioni accanto al letto, stringendo con ambedue le mani la destra della Betta, la quale con molto sforzo proseguì:

— La mi perdoni, caro signor Orazio, so la lascio così in asso, mentre più che mai, poveretto, lo vedo bene, ha bisogno di cura. la colpa non è mia. però aveva pregato tanto il Signore che mi permettesse di starmi per un altro po’ di tempo in questo mondo: egli, che legge nei cuori, sa se lo facessi per me. ...a lui non piacque esaudirmi, pazienza! Basta che ella non se la pigli a male, che, quanto a me, me la terrò in benedetta pace. E tu, Marcello, con la tua Isabella raddoppiate l’assistenza a questo santo vecchio.... ve lo raccomando con tutto