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Deh ! non ti procacciar prima del tempo

i difetti del tempo;
ché, se t’assale a la canuta etate
amoroso talento,
avrai doppio tormento,
e di quel che, potendo, non volesti,
e di quel che, volendo, non potrai.
Lascia, lascia le selve,
folle garzon ; lascia le fère, ed ama.
Silvio. Come vita non sia
se non quella che nutre
amorosa insanabile follia !
Linco. Dimmi: se’n questa si ridente e vaga
stagion che ’nfiora e rinnovella il mondo,
vedessi, in vece di fiorite piagge,
di verdi prati e di vestite selve,
starsi il pino e l’abete e il faggio e l’orno
senza l’usata lor frondosa chioma,
senz’erbe i prati e senza fiori i poggi,
non diresti tu, Silvio: — Il mondo langue,
la natura vien meno? — Or quell’orrore
e quella maraviglia, che devresti
di novitá si mostruosa avere,
abbila di te stesso. Il ciel n’ha dato
vita agli anni conforme, ed a l’etate
somiglianti costumi ; e, come Amore
in canuti pensier si disconvene,
cosi la gioventú d’amor nemica
contrasta al cielo e la natura offende.
Mira d’intorno, Silvio:
quanto il mondo ha di vago e di gentile,
opra è d’Amore. Amante è il cielo, amante
la terra, amante il mare.
Quella, che lá su miri innanzi a l’alba
cosi leggiadra stella,
ama d’amor anch’ella e del suo figlio