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ricorrer agli oltraggi? a le vendette?

No, ché troppo l’onoro; anzi, se voglio
discorrer sanamente, è caso degno
piú tosto di pietá che di vendetta.
Avrai dunque pietá di chi t’inganna?
Ingannata ha se stessa, che, lasciando
un che con pura fé l’ha sempre amata,
ad un vii pastorei s’è data in preda,
vagabondo e straniero, che domani
sará di lei piú perfido e bugiardo.
Che? debb’io dunque vendicar l’oltraggio
che seco porta la vendetta, e l’ira
supera si, che fa pietá lo sdegno?
Pur t’ha schernito, anzi onorato; ed io
ho ben onde pregiarmi, or che mi sprezza
femmina ch’ai suo mal sempre s’appiglia
e le leggi non sa né de l’amare
né de Tesser amata, e che ’1 men degno
sempre gradisce e ’l piú gentile aborre.
Ma dimmi, Coridon: se non ti move
10 sdegno del disprezzo a vendicarti,
com’esser può che non ti mova almeno
11 dolor de la perdita e del danno?
Non ho perduta lei, che mia non era;
ho ricovrato me, ch’era d’altrui.
Né il restar senza femmina si vana
e si pronta e si agile a cangiarsi,
perdita si può dire. E finalmente
che cosa ho io perduto? una bellezza
senza onestate, un volto senza senno,
un petto senza core, un cor senz’alma,
un’alma senza fede, un’ombra vana,
una larva, un cadavero d’Amore,
che doman sará fracido e putente.
E questa si dé’ dir perdita? acquisto
molto ben caro e fortunato ancora.