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della grammatica, non pure il Torto e il Diritto del Non si può del Bartoli; perchè io voleva dir le cose come la logica e il gusto mio solo mi dettavano, riservandomi però a leggere quest’opera, finito che avessi il mio manoscritto, per vedere se mai aveva dato nell’eccesso del Non si può, per lo che ella è un eccellente antidoto; ma con mia maraviglia ora scorgo che quel suo libro non è se non una compilazione di bizzarrie, come ben dice il signor Amenta; il quale, in quelle sue dotte osservazioni le ha tutte, per quanto si può fare senza filosofici argomenti, smascherate e combattute, con trionfo della verità, e gran vantaggio del retto scrivere1. In questo il torto del Bartoli è manifesto; e io avrò occasione di provare in più luoghi quanto poco sentisse nella filosofia della grammatica; ma, per dire il prò e il contra, di quanto non siamo noi a lui debitori d’aver tenuto in vita la buona lingua! poichè, de’ pochi scrittori dello sterilissimo Seicento, egli, quasi legno

  1. „ Ma a dirla fuor fuori, e salvo tutto il riguardo (dice il signor Amenta) che gli ho, come ad uno de’ miei maestri in sì fatto linguaggio, l’aver egli voluto in questo libro, con insopportabil fatica, scartabellare, leggere, e rileggere tutti i testi di lingua, per rinvenirvi con sommo piacere tutti i luoghi, ne’ quali son quegli usciti dalle buone regole del perfettamente scrivere, . . . . io non so di che sappia o qual lode possa o abbia potuto meritarne„ E poi: „ Io giurerei che m’appongo, se dico che egli volle, nella maggior parte che nota in questo libro, delle cose scritte sregolatamente dagli scrittori Toscani del decimo quarto secolo, difender se stesso. „
         E anche il Perticari: „ E crescendo i zelanti del purismo, si potranno forse in gran parte spiantare le fondamenta sulle quali il Bartoli pose quel suo libro del Non si può, onde (dovea dir col quale) con sapienza sofistica tentò persuadere che, in lingua italiana, o leggi non sono, o l’arbitrio de’ buoni le infrange. „