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272 memorie inutili

per piú di venticinqu’anni tutti i drappelli de’ comici, delle comiche, de’ canterini, delle canterine, de’ ballerini, delle ballerine.

Come mai, il mio caro Pietro Antonio, volete voi far credere che un tal uomo pretendesse di passare per un Tommaso da Kempis, come scrivete voi nella vostra velenosa favata apologetica, e che un tal uomo possa essere considerato un «caupone » e un «ipocrita», come vorreste voi e come avete scritto (stando però a Stockholm), nella mia patria?

Se per non aver seguiti i vostri sistemi di sprezzare la da voi detta «falsa morale», di «amare moltissimo pubblicamente e spettacoli e giuoco e conviti e mode e bel sesso», di «pensare a donare e a spendere il mio in allegro vivere, senza pesare sulla stadera degli avari i miei piaceri», mi si perviene il nome d’«ipocrita», di «caupone», di «impostore», servitevi (stando in Stockholm) a seconda de’ vostri sistemi.

Ho cercato di godere il mondo da filosofo osservatore spregiudicatissimo, misurando le mie «stringate fortune» co’ miei doveri e senza scandalezzarmi degli errori della fragile umanitá, irreparabili ma remissibili; non ho mai predicati i sofismi del secolo per far girare il cervello al bel sesso e alla gioventú e per levare il guinzaglio a tutte le passioni, ed ho proccurato di tener ferma tra gli uomini e tra le donne (in vero inutilmente) quella morale che voi chiamate «falsa morale», poiché la vostra morale ha giá spezzato ogn’argine e innalzato lo stendardo vittorioso colla rovina, il rovesciamento e la sconfitta di tutti gl’intelletti e, di conseguenza, di tutte le famiglie.

Scommetto che con tutta la parzialitá affettata che dimostrate per gli scritti miei, che voi o non gli avete letti o non gli avete considerati nel loro spirito vero e sempre faceto, poiché v’ingegnate a voler farmi credere nel vostro capo d’opera Narrazione un Catone austero e rigido; e scommetto che per darmi il titolo d’«ipocrita» avete appoggiato al mio esterno che sembra serio e sostenuto, lasciando da un lato il mio interno sempre risibile e che, senza ridere delle sventure che in parte ingiustamente sofferiste voi con mio rammarico, ride persino della vostra Narrazione, micidiale riguardo a me.