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xlvi prefazione.

quindi se non quel tanto che più importa al mio argomento.

Quando Carlo Gozzi nel 1772-74 pubblicava e ripubblicava molte delle sue poesie satiriche contro il Goldoni, sentì la necessità di tralasciarne alcuna delle più scurrili, di correggerne altre e di scusarsi quasi di questa rinnovazione d’offese a guerra finita. Ma la sua scelta fu maligna, dappoichè escluse tutte o quasi tutte quelle contro il Chiari; le sue correzioni furono pressochè insignificanti, le sue scuse magre e non sincere. «Il pubblicare, scriv’egli, de’ Sonetti urbanamente satirici, faceti, ragionevoli, non fa che far noto, che quella persona, contro alla quale sono scritti, fu un ingegno, che ha meritato l’occupazione d’un altro ingegno.1» Come e in che tempo preciso Carlo Gozzi si gettasse nella battaglia, che ferveva a Venezia, fra Goldonisti e Chiaristi, sarebbe difficile determinare. Questa battaglia, come dissi, avea veramente messo sossopra tutta la città, e non esagera Carlo Gozzi, scrivendo:

I partigiani ogni giorno crescevano,
Chi vuole Originale e chi Saccheggio;2


  1. Carlo Gozzi. Opere. Ediz. 1772. Tom. VIII. Discorso, notizie, verità e riflessi, i quali, per essere frivolezze, non saranno letti, e perciò non annoieranno i lettori, pag. 258. Ibid. pag. 243: «tronco per lo meno due terzi delle cose da me scritte contro il Sig. Goldoni
  2. Altri due soprannomi dati dal Gozzi al Goldoni ed al Chiari.