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xviii prefazione.


«La città di Zara volle dare un segno di venerazione al nostro Provveditor Generale Quirini, e fu edificata per un sol giorno solenne nel prato del Forte una gran sala di legnami, adobbata di bei damaschi, e furono dispensati a molte persone de’ viglietti d’invito per radunare un’Accademia nella giornata prefissa di prosatori e verseggiatori.}}

Ogni Accademico invitato doveva recitare due composizioni in prosa o in verso a piacere. Ne’ viglietti erano notati il primo ed il secondo tema da trattarsi. Ecco il primo. Se sia più lodevole il Principe, che serba, difende e coltiva i proprii stati nella pace o sia più lodevole quello, che cerca di conquistare de’ nuovi stati coll’armi per dilatare il dominio suo.1 Ecco il secondo. Una composizione in lode del Provveditore Generale.

Un vecchio Nobile della città detto il signor Dottore Giovanni Pellegrini Avvocato fiscale, vestito a velluto nero con una gran parrucca bionda raggruppata, letterato molto eloquente sullo stile del Padre Casimiro Frescot e del Tesauro, era il capo Accademico e dispensatore degli inviti.

A me non fu dato cotesto invito. Ciò prova ch’io ero un ignoto dilettante di belle lettere e può anche provare, che il signor Pellegrini assennato, e gravissimo mi credette ragionevolmente ragazzo non degno d’essere considerato, trattandosi d’una impresa ch’egli conduceva colla maggior serietà illirica italiana.

Li signori Colombo e Massimo m’eccitavano ad apparecchiare due composizioni sui temi proposti, e sparsi per la
  1. Curioso è confrontare questo tema d’un’Accademia officiale con quello che nel Seminario di Treviso proponeva Lorenzo Da Ponte, altro personaggio caratteristico del Secolo, e che gli tirò addosso le ire del Governo. Il tema del Da Ponte era: «Se l’uomo procacciato si fosse la felicità unendosi in sistema sociale o se più felice poteva reputarsi in istato di semplice natura.» Un piccolo Rousseau in Seminario! (Vedi: Memorie di Lorenzo Da Ponte di Ceneda — Nuova Jorca 1629-30 Vol. I.)