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132 il corvo.

     Donna potea da sè... Ma che più attendo?
     (raccoglie il pugnale)
     Questo pugnai, che il bianco seno aperse
     Vendichi la sua morte. (vuol ferirsi; Jennaro lo trattiene)
     Jen. Non fia mai.
     Fratel, torna in te stesso.
     Mil. (facendo forza) Deh mi lascia
     Terminar i miei giorni.


SCENA OTTAVA.

Il Teatro si cambia a vista; spariscono tutti gli oggetti lugubri, e rappresenta una vasta sala risplendente, nel fondo della quale apparisce Norando, che s’avanza.

Norando e detti.


     Nor.                                         Olà, fermate.
     A bastanza fin or puniti siete;
     A bastanza piagneste. Un Corvo ucciso
     Doveva un ratto cagionare; il ratto
     Esser dovea funesto a un grado estremo
     Per voi, per me. Già vidi ’l Corvo estinto
     Resuscitato per la morte acerba
     Della mia figlia, e l’orrid’Orco allegro.
     Or solamente in libertà rimango
     Di non esser più crudo. E già compiuto
     Il grand’arcano, nè ragion si chieda.
     Una picciol favilla arse ha cittadi,
     Ed ha frale principio ogni sciagura.
     Mil. Tiranno, chi mi rende la mia sposa?