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prefazione. clv

povero impiegatuccio e a tempo avanzato poeta, pittore, suonatore e romanziere. Le sue opere salgono ad un numero sterminato, ma pare che aspirasse piuttosto ad imitare il Goldoni, e più che a poeta fiabesco, la pretendesse a melodrammatico. Di fatto fornì al Rossini il libretto d’una sua opera: L’Inganno Felice. Cominciò a scrivere per il teatro nel 1782. «In quel frattempo (trascrivo la parole del Foppa) la rinomata compagnia Sacchi, che agiva nel teatro in S. Salvatore (chiamato volgarmente di S. Luca) si disciolse.1 Il Conte Cario Gozzi, che diede ricchezza in tempi antecedenti a quel Capo Comico da lui proletto, vedendolo ridotto a mal partito, s’indusse a persuadere l’insigne attore Petronio Cenerini (sic) con qualche altro valente soggetto a non abbandonare il Sacchi nel passaggio che fece dal teatro in S. Luca all’altro in S, Angelo. Fu a quell’epoca, ch’io conobbi il Gozzi, presso il quale ebbi speciale favore, essendosi egli a me affezionato, perchè mi era già anche prima dichiarato

  1. Il Gozzi riferisce a lungo e con parole malinconiche questo fatto, importantissimo nella sua vita. Vedi Memorie etc. Parte 3a. Cap. 2. — Il De Musset parafrasa molto arbitrariamente le parole del Gozzi a questo proposito, anzi se le inventa addirittura, per far credere ad aperti rimpianti del Gozzi sui suoi spassi galanti colle attrici. Il De Musset non ha pensato che, così facendo, alterava il senso delle Memorie, dove il Gozzi cerca nascondere, più che può, le sue debolezze. In questo caso non ci riesce del tutto. Ma le parole citate dal De Musset non esistono nelle Memorie.